Un fantastico gruppo montuoso, una congrega di storici rifugi da far invidia a luoghi ben più blasonati e una fitta rete di sentieri: ingredienti perfetti per una festa unica tra sport e natura, per ricordare un amico che ci ha lasciati. Lui, che aveva la montagna nel sangue, si chiamava Giacomo Scaccabarozzi ed era nato a Missaglia nel 1951. Era stato sull’Illimani, in Bolivia, e poi sul Nevado Huascarán, in Perù, e si era cimentato persino con i giganti asiatici, tra cui l’elegante Ama Dablam, scalato in solitaria, e il Cho Oyu, che con i suoi 8.201 metri è la sesta vetta del pianeta. Ed era il 4 giugno 1998 quando Giacomo calcò la vetta del Mc Kinley, signore dell’Alaska e di tutto il Nord America.
Quali pensieri si agitavano nella sua mente in quei momenti passati lassù, a 6.194 metri, mentre si preparava a lanciarsi con gli sci lungo i lunghissimi pendii nevosi che stavano ai suoi piedi? Forse immaginava la gioia che lo aspettava, il piacere di sentirsi particella in movimento di un grandioso quadro, con il cuore come uno stantuffo e tutti i muscoli al massimo della tensione. Certamente non pensava che poche settimane dopo, il 2 agosto, a migliaia di chilometri di distanza, la sua corsa avrebbe avuto una fine tragica e inaspettata, nel grigio di una nube traditrice che lo avvolse mentre scivolava leggero, con il parapendio, lungo i fianchi delle «sue» Grigne.
http://www.orobie.it/articolo.asp?UrlFile=/input/2005/09/ARDM_not.html
Di
Anonimo
(inviato il 28/11/2005 @ 22:39:42)